| [1978] PAESE CHE VAI, TV LIBERA CHE TROVI {parziale estratto da un'articolo di Carlo dell'Orefice sulle telelibere campante}
Monoscopi, film, notizie, canzoni, quiz s'inseguono nell'etere dal Vesuvio al Taburno, dal Faito a Montevergine. Ecco come sono distribuite le emittenti: Napoli (6), Salerno (4), Caserta (2), Avellino (2), Angri (2), Battipaglia (2), Sorrento (2), Ischia, Capri, Casoria, Torre del Greco, Castellammare, Aversa, Cava dei Tirreni, Eboli, Ercolano.
Ossigeno, azoto, monoscopi e show musicali, rubriche, telenotiziari, dediche, canzoni, film e pornofilm, spogliarelli, dibattiti e tavole rotonde: i componenti della miscela gassosa che respiriamo pare che si siano spaventosamente moltiplicati generando il più mostruoso inquinamento atmosferico radiotelediffuso mai verificatosi. Oltre duecento emittenti radiofoniche, più di trenta stazioni televisive soltanto in Campania. Il fenomeno assume le caratteristiche di una vera e propria epidemia, di un contagio che non risparmia alcuno che colpisce in due modi diversi due diverse categorie di persone: la categoria di coloro che stanno dinanzi a microfoni, giraffe e telecamere e la categoria, meno attiva, di coloro che guardano o ascoltano. Da quando la Corte Costituzionale liberalizzò l’etere, vige la legge della giungla, la frenetica corsa al canale, alla frequenza e, quindi, un continuo potenziarsi per allargare sempre di più il proprio spazio di etere e soverchiare e soffocare gli altri. Sulle alture della Campania, dai monti Solaro e Tiberio di Capri, al Faito, ai Camaldoli, al monte Epomeo di Ischia; dalle colline della penisola sorrentina a monte S. Angelo, a Caserta Vecchia; da monte Tuoro nell'Avellinese al Masso della Signora nel Salernitano rimbalzano onde e segnali raccolti e rilanciati da selve di antenne, di ripetitori e di ponti. Le orde disordinate di monoscopi, di immagini e di suoni calano di lassù sui centri abitati, sulle campagne, urtano contro le falde dei monti ed i declivi delle colline entrando nelle case e nei casolari, entrando dovunque, senza risparmiare niente e nessuno, come un invisibile bombardamento a tappeto.
Tutto cominciò per gioco, qualche anno fa. Attrezzature approssimative, programmi disordinati che scimmiottavano più o meno quelli della TV «ufficiale», immagini che a stento comparivano sui teleschermi, intraviste si e no al di là di un velo di pioggia, tante incertezze e tanto goliardico entusiasmo. All’avvenire delle antenne libere credevano in pochi. Gli stessi promotori delle primissime stazioni andavano avanti più per spirito di avventura, per divertimento, per hobby che per connaturata e radicata convinzione. Ed invece, contrariamente alla maggior parte delle ipotesi, la TV libera ha fatto breccia, si è imposta, ha avuto successo come alternativa all’ente di Stato, troppo impeccabile, troppo freddo e distaccato, troppo professionale. La cadenza dialettale, gli errori di dizione, le «papere», L'approssimazione imperante, scadendo facilmente nel ridicolo, divertivano la gente più di quanto si potesse immaginare. Certi telenotiziari, certi spettacoli come show, cabaret, quiz sembravano e sembrano malriuscite imitazioni della produzione RAI-TV, ma hanno un sapore casareccio che a molti sembra più gustoso. E poi i film, tanti film in programmazione, un’orgia di film, una scelta sempre più ampia e varia. Insomma la gente, anche per la partecipazione telefonica che la coinvolge in prima persona, si è attaccata ai canali non ufficiali ed ha incominciato a seguirli con un’assiduità sempre crescente, tanto che oggi il successo delle televisioni private, almeno per quanto riguarda il numero degli utenti, è un dato di fatto incontrovertibile.
Se ne sono accorti anche i partiti politici. La Democrazia Cristiana pare stia facendo prima degli altri: ha messo a punto un vasto piano per assicurarsi emittenti televisive in tutte le regioni italiane. Ormai i comizi di duecentomila persone, fatta eccezione per gli scioperi, non si fanno più. Quale altro mezzo di propaganda politica si può dunque utilizzare se non la televisione privata, visto che quella di Stato è gestita in perfetto equilibrio tra le diverse forze dell’arco costituzionale?
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