| [1976] Per la televisione pubblica italiana "RAI":
REVIVAL A MILLELUCI C’era una volta il varietà ore 20,45
C’era una volta il varietà, ovvero l'avanspettacolo, come in seguito e più correttamente è stato definito Questo il tema, l'argomento monografico della quinta puntata di Milleluci. Era la rivista dei « poveri », l'avanspettacolo, che vendeva illusioni a buon mercato: un mondo irregolare, un po' candido e ribaldo, cialtrone e clownesco, fatto di stenti, di paghe risicate e malsicure, di alberghi d’infimo ordine e di sordide pensioni, di « girl » stagionate e di comici allo sbaraglio che imparavano il mestiere a proprie spese dinanzi a platee spesso spietate. Il varietà si spostava per ferrovia su treni a scartamento ridotto: per questo sono ambientate in una stazioncina di provincia l'apertura e la chiusura di questa puntala dedicata al varietà prima degli anni '50.
Lo scenografo Cesarini da Senigallia ha ricostruito in studio un teatrino d’avanspettacolo con tanto di passerella, molta cartapesta e con fondali autentici (avuti, per la cronaca, in prestito dallo Jovinelli di Roma, uno dei più gloriosi « luoghi deputati » dello scomparso varietà).
A rappresentare questo popolare genere di spettacolo nello show di Antonello Falqui sono stasera, accanto a Mina e Raffaella Carrà nelle vesti di soubrette, Aldo Fabrizi, Tino Scotti, il duo Franchi-Ingrassia e Toni Ucci, quest’ultimo nei panni di un presentatore guitto eternamente « beccato » dalla platea. Per l'occasione Aldo Fabrizi rispolvera due sue inedite macchiette di oltre quarant’anni fa ma che non gli fu mai permesso di eseguire in pubblico per evidente ostracismo di capo-comici: in una di queste interpreta, al ritmo di tango, una « romanza » in chiave ovviamente parodistica. A sua volta il « cavaliere » Tino Scotti — che avrà Mina come « spalla » (oltre che canzonettista) — ripropone in dialetto bolognese un monologo classico («Essere o non essere») che improvvisò per scherzo oltre 30 anni fa al Teatro Duse di Bologna e che da allora rimase un pezzo fisso e molto richiesto del suo repertorio. Una « dichiarazione d’amore » per il varietà la fanno poi, a modo loro, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, due comici che non hanno mai rinnegato le loro origini di attori artisticamente « nati » nell’avanspettacolo e nei teatrini di provincia; un'occasione per ripresentare alcuni dei loro numeri più famosi. E non manca, ovvia mente, Raffaella Carrà nelle ridottissime vesti di subrettina in un trionfo di piume, lustrini falsi, fondali di cartapesta e coreografìe a base di straripanti Sogno d'amore di Liszt e Danza delle spade di Kachaturian.
Come tutti sanno Milleluci è un programma in otto puntate ciascuna delle quali è monografica, dedicata cioè a un solo genere o settore del mondo dello spettacolo. Così abbiamo visto via via passare in rassegna e rievocati in chiave ora ironica, ora comica, ora « affettuosa », la radio, il café-chantant napoletano di inizio secolo, la rivista italiana dell'immediato dopoguerra, la televisione. Le prossime puntate saranno dedicate al cabaret, al musical americano, e infine l'ultima trasmissione, l’ottava, rievocherà insieme tre generi di spettacolo: la commedia musicale italiana, l'operetta e il circo.
Ma a parte ciò la novità di Milleluci è data dalla coppia Mina-Carrà, un binomio contraddistinto da due caratteristiche fondamentali: primo, l’avere soppresso il tradizionale binomio uomo-donna; secondo, lavorare « au pair », senza supremazie, « fifty-fifty », tanto al ballo, tanto alla canzone. Due donne dalla personalità diversa ma che in questo spettacolo si integrano e completano perfettamente.
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